La beneficenza a Marzocca vale doppio

Il Gruppo Scout, l’Associazione Montimar, la Lega Navale di Marzocca, l’Associazione Sena Nova, il Comitato Genitori del Liceo Scientifico Medi e l’Associazione Genitori di Senigallia hanno deciso di contribuire, con una raccolta fondi, al miglioramento degli spazi e all’incremento delle attività dell’Oratorio Parrocchiale di San Antonio a Marzocca.

Abbiamo chiesto a Marco Quattrini, responsabile del Gruppo Scout di Marzocca, in cosa consiste questa raccolta.

La raccolta si svolge solo online; ad ogni donazione, da effettuarsi esclusivamente con carta di credito o carta prepagata, corrisponde un contributo di pari importo da parte della Fondazione Cariverona, finanziatrice del progetto. La raccolta rientra nel programma: “Famiglia Forte: Investire nel futuro per una comunità che cresce”, coordinato dall’Ambito territoriale sociale 8 di Senigallia.

Come funziona la raccolta?

Dopo essersi collegati al sito della piattaforma http://bit.ly/doni1ricevi2 ci sono due possibilità di donazione: la prima è libera, partendo da un minimo di € 20; la seconda è quella di contribuire con cifre fisse di € 20, alternativamente, o all’acquisto di attrezzature da cucina o di nuovi giochi da tavolo e per PC oppure di nuovi strumenti musicali, materiale multimediale e di arredo.

Perché queste scelte così precise?

Perché con un gruppo di ragazzi frequentanti la parrocchia si è lavorato per evidenziare quali necessità avesse l’oratorio e quali attività si potessero sviluppare grazie a questi contributi.

Come si possono raggiungere questi obiettivi grazie anche a questa raccolta?

Favorendo la ristrutturazione degli spazi e riqualificandone gli usi, al fine di promuovere nuove attività educative e di intrattenimento; inoltre, attivando nuovi laboratori manuali, culturali, artistici, espressivi e di gioco, si può dare così spazio alla creatività e al desiderio di stare insieme e fare amicizia.

Quali sono le motivazioni che hanno spinto queste sei Associazioni a mettersi in rete per l’Oratorio?

L’Oratorio è un punto di riferimento importante per tutti i ragazzi che abitano nella nostra frazione e in quelle vicine e crediamo che esso possa essere uno spazio di aggregazione accogliente, sicuro e ben organizzato. Inoltre, riteniamo che l’Oratorio possa essere fruibile non solo durante le normali attività del catechismo e quindi un Oratorio meglio attrezzato può favorire occasioni di incontro, di formazione e di crescita per tutti, diventando sempre più “ponte” tra la Chiesa e la strada. Infine, perché l’Oratorio dimostri con un segno visibile, nonostante gli spazi limitati, il grande desiderio di aprirsi e di accogliere veramente tutti.

La Tagesmutter e il primo colloquio con la famiglia.

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La scorsa settimana si è svolto, presso la sede dell’AGE, il Seminario dal titolo “Il primo Colloquio con la famiglia”, dedicato all’aggiornamento delle operatrici di nido domiciliare, sia di coloro che sono già iscritte all’albo, sia per coloro che sono interessate al progetto.

Il Prof. Marcucci del Centro Studi Nostos, uno dei relatori dell’incontro, ha approfondito la questione del primo incontro fra l’operatrice domiciliare e la famiglia del bambino sia come genitore singolo che come coppia genitoriale. La finalità è quella di permettere all’operatore di raccogliere tutte le informazioni necessarie per la cura del bambino; è fondamentale dunque essere a conoscenza delle sue abitudini, delle sue esigenze, dei suoi progressi lungo le fasi di sviluppo, delle eventuali malattie già contratte, delle abitudini alimentari, dei ritmi sonno-veglia, delle pratiche di addormentamento, e così via.

Durante il colloquio con il genitore, l’operatore sperimenta su di sé la modalità di relazione che solitamente quel genitore utilizza con il proprio figlio: il genitore molto ansioso, che parla molto e non lascia spazio, che è confuso nel riferire le informazioni che gli vengono richieste; oppure, il genitore silenzioso, che ha poco da dire, che pone poche domande, o che si defila velocemente dall’incontro. Spesso queste modalità relazionali caratterizzano il legame fra quel genitore e il proprio figlio.

Più significativo è, invece, l’incontro con la coppia di genitori, perché questo fornisce all’operatore uno spaccato di vita familiare o comunque permette di osservare quale tipo di relazione intercorre fra i genitori e acquisire ulteriori informazioni circa l’ambiente familiare che circonda il bambino. Infine, se il genitore si presenta portando con sé il figlio, la sola osservazione del loro rapporto può fornire già informazioni molto importanti.

Successivamente, Marcucci ha completato l’intervento sviluppando argomenti di pediatria e di primo soccorso. L’operatore domiciliare, infatti, deve essere in grado, qualora si presenti l’eventualità, di fornire primo soccorso ad un bambino che può sentirsi poco bene. I bambini possono infatti contrarre la febbre, ingoiare dei piccoli giocattoli, portarsi alla bocca i colori, urtare i mobili della casa, soffrire di insufficienza respiratoria. In tutti casi, comunque, l’operatore deve sempre seguire una semplice regola: chiamare immediatamente il 118.

Successivamente sono intervenute la Dott.ssa Boscaro e la Dott.ssa Catani che hanno illustrato ai partecipanti un facsimile del modello con le informazioni che l’operatrice domiciliare deve appunto raccogliere nella fase del primo colloquio.

A proposito dei corsi sugli asili nidi domiciliari

organizzatoriRiportiamo un’osservazione di una persona che, a proposito dei contenuti didattici del corso breve di 88 ore per operatrici di nidi domiciliari, rilevava come fossero assenti le materie relative alla sfera psicologica ed educativa del bambino.

E’ straordinariamente vero! Si auspica, tuttavia, che chi fa questo tipo di corso abbia già alle spalle un curriculum fatto di studi ed esperienze in ambito psico-pedagogico di un certo rilievo. Peraltro, chi invece non ha questo background dovrà frequentare un corso di ben 400 ore!

Ma come rendere efficace il corso breve?

Parecchie delle nostre perplessità sulla formazione necessaria a questo tipo di servizio, nell’arco di due anni, sono state fugate grazie a due convegni sull’argomento (2011 e 2012) e ad alcuni partners che ci hanno chiarito e indirizzato su come sostenere la formazione delle operatrici: innanzitutto, la scuola CIDI per aver nel tempo realizzato corsi e dibattiti sui nuovi servizi di assistenza all’infanzia, e per averci messo in contatto con l’Associazione DOMUS di Trento, nata dalla volontà di sostenere e promuovere anche in Italia l’esperienza delle Tagesmutter (Madri di giorno), così come conosciuta nel contesto europeo.

La contaminazione della Domus unita all’esperienza dello staff del Dott. Marcucci (Centro Studi Nostos) in ambito familiare, ha reso possibile la messa a punto di un modello di formazione autoctono fatto di sostegno, organizzazione e di rete di relazioni. Questo dovrà consentire di far sentire meno ‘sole’ le future operatrici, dopo il breve corso, in caso di difficoltà nella cura dei bambini e di farle crescere sempre, personalmente e professionalmente. Non ultimo, infine, il sostegno dell’Ente pubblico che ha ritenuto utile avviare uno studio/ricerca al fine di verificare la possibilità di introdurre anche nella nostra città, in via inizialmente sperimentale, nuove forme di erogazione dei servizi alla prima infanzia, come ad esempio i micro-nidi (delibera consiliare del 25/5/2010 n. 58). L’esperienza della Comunità educante nella nostra città, promossa dal Comune, è per così dire rassicurante perché la qualità dei servizi per l’infanzia sia pubblici che privati costituirà per la rete delle operatrici una grande opportunità di riferimento e di confronto.

In queste due ultime settimane molte persone, in possesso dei requisiti per la frequenza al corso breve, hanno chiesto informazioni più dettagliate sulle sue caratteristiche. In particolare, ci è sembrato che molte di esse non fossero immediatamente interessate ad avviare immediatamente il servizio, ma piuttosto a conseguire un attestato valido per poterlo avviare in un prossimo futuro.

I nostri colloqui, comunque, tendono ad accertare, oltre ai requisiti richiesti dal deliberato regionale, la reale motivazione ad intraprendere l’attività, e ad evitare quindi di ‘vendere’ un semplice corso che, ricordando l’osservazione fatta in apertura, preso da solo, si rivelerebbe di nessuna utilità.

Per questo, gli organizzatori del primo corso in partenza il 7 giugno – CIDI per la formazione propedeutica all’avvio del servizio, NOSTOS per il coordinamento e la formazione continua delle operatrici ed AGE per la promozione del servizio tra le famiglie – offrono ai partecipanti, oltre alle 88 ore di lezione, un percorso articolato fatto di formazione continua, coordinamento psico-pedagogico, organizzazione tecnica e territoriale, inquadramento contrattuale, promozione e sviluppo di una rete che consentirà alle operatrici di essere sempre affiancate da esperti ed in stretta connessione tra di loro.

Tutto questo, proprio per la delicatezza del servizio che ci si avvia ad inaugurare, non ci sembra assolutamente da sottovalutare.

Per info Corsi: CIDI/FORMAZIONE 071/660-78-22 (Vedi Video di presentazione)

 

Operatori di nidi domiciliari, parte il primo corso da 88 ore

LOGO AGEIl 27 maggio inizierà a Senigallia il primo corso per operatori di nidi domiciliari, di 88 ore, al fine di conseguire il titolo necessario ad avviare un servizio di asilo nido domiciliare. Il corso di 400 verrà attivato successivamente.

Facciamo presente che l’attestato, ottenibile attraverso la frequenza del corso, è condizione essenziale per poter avviare la procedura di autorizzazione e di accreditamento della struttura in cui verrà svolto il servizio. Ricordiamo, di seguito, i requisiti di accesso e i contenuti didattici relativi al corso di 88 ore.

REQUISITI DI ACCESSO
• Laurea in campo educativo e formativo, ovvero psicologico e sociale, ovvero diploma di abilitazione all’insegnamento nelle scuole di grado preparatorio, diploma di dirigente di comunità, rilasciato dall’Istituto Tecnico Femminile, diploma di maturità magistrale, diploma di maturità rilasciato dal liceo socio psico-pedagogico diploma di maturità professionale di assistente per comunità infantili.
• Età non inferiore ai 18 anni
• Per gli stranieri: buona conoscenza della lingua italiana scritta e orale

SELEZIONE Selezione attitudinale al fine di verificare l’idoneità a seguire gli specifici compiti assistenziali ed educativi richiesti dall’attività professionale.

CONTENUTI DIDATTICI
• Igiene e sicurezza degli ambienti 16 h
• Le regole fondamentali del primo soccorso 12 h
• Preparazione e somministrazione dei pasti 30 h
• Tirocinio presso una struttura per la prima infanzia 30 h

TITOLO RILASCIATO Al termine del corso coloro che avranno partecipato ad almeno il 75% delle ore di lezione, sarà rilasciato un attestato di frequenza

Per altre informazioni si può contattare il C I D I di Senigallia, l’Ente formatore che gestirà la formazione degli operatori. 071/660.78.22.

Si evidenzia, infine, che sono già aperte le iscrizioni per la seconda edizione (88 ore) che si avvierà nel corso del mese di giugno.

Nidi Domiciliari. Perché lavorare a casa?

prossima aperturaSecondo recenti dati ISTAT le casalinghe in Italia sono quasi 5 milioni ed un milione e ottocentomila sono al disotto di trentacinque anni. Manca il lavoro? C’è assenza di servizi per cui molte donne sono costrette a sacrificarsi per accudire bambini ed anziani? Oppure sta diventando una scelta professionale?

Nel corso dei colloqui individuali che l’AGE sta effettuando al fine di esplorare le motivazioni ad intraprendere l’attività di operatore di nidi domiciliari, figura di recente introduzione nella nostra realtà marchigiana, emergono tutti e tre questi punti interrogativi.

Ci sono persone che hanno deciso di perdere il lavoro piuttosto che ‘girare’ lo stipendio a baby-sitter, badanti o assistenti domiciliari, ritenendo che darsi da fare in casa è forse, loro malgrado, la soluzione più economica. Altre persone, invece, in relazione ad una personale motivazione per la cura dei bambini, rivelano il desiderio di un’auto-realizzazione che non si è raggiunta in altri contesti lavorativi a causa dell’estrema precarietà dei rapporti di lavoro (aumento di 6,5 volte dei contratti a chiamata dal 2008 al 2011) spesso anche inferiori ad un mese. Ed infine, ci sono donne che stanno scegliendo consapevolmente di fare una scelta professionale all’interno delle mura domestiche per occuparsi dei propri figli e di quelli di altre famiglie. Buona cultura, età media 35 anni, non sempre coniugata o con figli, titolo di studio spesso attinente alla qualifica da conseguire, motivazione forte ad organizzare il proprio domicilio per renderlo adeguato alla compresenza di 5 bambini, sono alcuni elementi di questo nuovo profilo professionale che si sta imponendo nella nostra realtà.

Noi siamo convinti che questa sia una scelta importante perché contempera da un lato le esigenze di affermazione di uno status professionale (in casa propria) e dall’altro incoraggia la possibilità di contribuire economicamente al menage familiare. Ma c’è dell’altro. Le donne che sussidiariamente offrono servizi di ospitalità ai piccolissimi, fino all’altro giorno di esclusiva pertinenza di Enti pubblici o privati, (i quali purtroppo si sono dovuti fermare a quel famoso obiettivo di Lisbona di copertura del 33%), potrebbero aiutare molte mamme a recuperare quella giusta tranquillità nel lasciare i figli a persone qualificate e di fiducia. Di conseguenza, abbiamo apprezzato come il Comune di Senigallia abbia ritenuto utile avviare uno studio/ricerca al fine di verificare la possibilità di introdurre anche nella nostra città, in via inizialmente sperimentale, nuove forme di erogazione dei servizi alla prima infanzia, come ad esempio i micro-nidi (delibera consiliare del 25/5/2010 n. 58)

Per coloro che fossero interessati ad avere informazioni più dettagliate su formazione, organizzazione e gestione del servizio di nido domiciliare sono pregati di contattare la segreteria CIDI di Senigallia (Tel 071 6607822- Sig.ra Valeria) al fine di prendere un appuntamento.

Progetto ‘Educare non punire’. Il parere dell’Associazione Genitori

a mani fermeIl Progetto, finanziato dalla Commissione Europea e coordinato da Save the Children Italia, con la collaborazione dell’ANPE (Associazione Nazionale Pedagogisti) e della SIP (Società Italiana di Pediatria), è stato presentato sabato pomeriggio a Senigallia. Elena Siano, Vice Presidente dell’AGE, esprime alcune considerazioni in merito.

Quali sono le finalità del Progetto? ‘Educate don’t punish’ ha come finalità quella di proteggere i bambini dalle punizioni fisiche o corporali e dalle altre forme di punizioni umilianti e degradanti in tutti i contesti, compreso quello familiare, promuovendo la genitorialità positiva.

Il Progetto sembra essere molto chiaro in questo, ‘niente più schiaffi’in casa? Le punizioni corporali nei confronti dei bambini in ambito familiare non è espressamente vietato per legge, mentre in Svezia è addirittura vietato dal 1979 ed in Romania dal 2004. Pare, comunque di si, lo schiaffo lascia un segno che non è solo fisico ma soprattutto emotivo e può rendere difficile la relazione tra genitore e il bambino e in taluni casi comprometterla. Ma io non sono totalmente d’accordo.

In che senso, fa delle eccezioni? Secondo me, qui si fa confusione tra episodicità del gesto e maltrattamento reiterato, quindi di abuso. La tendenza a considerare il gesto violento come deprecabile in tutte le situazioni mi sembra eccessivo. Lo schiaffo va sempre contestualizzato e non lasciato carente di verbalizzazione, con una ripresa successiva del dialogo quando le acque si sono calmate. Certo, lo stress, determinato dal superamento del lecito da parte dei bambini, può provocare lo scatto di rabbia che non è assolutamente patologico, anzi, definisce esattamente quali sono i limiti del tollerabile. L’autorevolezza non va mischiata con l’autoritarismo che invece tende a ridurre eccessivamente la libertà dei bambini.

Eppure, dalla ricerca che è stata fatta con i pediatri, primi consulenti genitoriali, risulta che lo ‘schiaffo non finisce mai’…Effettivamente la posizione dei pediatri mi sorprende. Le racconto un aneddoto del mio vissuto. Il mio pediatra, di origine campana, amava riassumere lo stile educativo in un motto: “Mazz’ e panell’ fann’ e figl’ bell” ossia bastone e pane fanno crescere bene i bambini. Molti di noi sono cresciuti con questa consapevolezza e non credo che gli schiaffi ci abbiano mai fatto del male. Certo, rimane l’amarezza di aver perduto il controllo ed aver alzato le mani, ma i bambini non credo che ci giudichino violenti per questo. Tutto dipende da cosa succede dopo lo schiaffo.

Insomma, vale la vecchia scuola di pensiero…. Importante è capire di cosa stiamo parlando. Situazioni di coniugalità difficile, di isolamento sociale e culturale, di indigenza economica, carenza di informazione e di esperienza genitoriale positiva effettivamente possono determinare lo scarico delle tensioni sui minori con danni anche permanenti. Questi casi bisogna monitorarli con regolarità e competenza grazie alla rete delle famiglie e dei servizi; ma se una coppia di genitori, magari alle prime armi con l’educazione dei figli mi domandasse un buon consiglio per arginare la perseverante disubbidienza, non esiterei a tirar fuori dalla casetta degli attrezzi un energico e sonoro ceffone.

Servizio di Asilo Nido Domiciliare, sono aperte le iscrizioni ai corsi

Locandina

L’AGE, con il patrocinio del Comune di Senigallia e la collaborazione del Centro Studi Nostos, il CIDI di Senigallia e il sostegno della Banca di Suasa e l’Associazione iDEE ha presentato giovedi scorso il servizio di asilo nido domiciliare, innovativo ed utile soprattutto per i bambini in tenerissima età.

Dopo un iter abbastanza lungo la Regione Marche ha promosso la scorsa estate con due delibere la sperimentazione di questo servizio, regolamentandolo sia sotto il profilo della struttura ospite (la casa) che di quello della formazione degli operatori.

Da un anno a questa parte l’attenzione e la sollecitazione dell’AGE non è mai venuta meno, attendendo che il momento della regolamentazione avvenisse il più presto possibile. Sull’importanza di questo servizio ci siamo già dilungati a suo tempo per il tipo di aiuto che dà alla famiglia a causa dell’assenza/lontananza di strutture per la prima infanzia e per la possibilità di lavoro che offre a molte mamme consentendo loro di poter conciliare il tempo di vita familiare con quello del lavoro.

Siamo giunti, quindi, ad una fase decisamente più operativa e nel corso della presentazione di giovedi sono stati illustrati il programma formativo per gli operatori, il modello organizzativo/gestionale e il progetto educativo del servizio.

Per coloro che volessero avviare l’attività nel primo semestre del 2013, informiamo che le pre-iscrizioni sono aperte e si potranno effettuare fino al 15 dicembre. Per qualsiasi informazione ci si può rivolgere alla segreteria del CIDI di Senigallia (071/ Tel 071 6607822), oppure telefonare al 328/3968698.

Convegno di presentazione degli Asili Nido Domiciliari

Foto convegno

 29 novembre 2012. Auditorium San Rocco, Senigallia.

 

 

 

 

 

(da sinistra) Dott. Primo Galassi Presidente Age Marche.

Dott.ssa Carolina Lisanti, Associazione iDEE BCC.

Avv. Maurizio Minucci, Presidente Banca Suasa

Prof. Mario Cavallari Referente per il Comune.

Dietro in piedi sono IO!  (Leggi in sintesi Asilo Nido Domiciliare. Slides di presentazione)

Mamme di giorno, finalmente ci siamo!

L’aspettavamo da un pò ma finalmente è arrivato lo schema di delibera della Giunta Regionale riguardante la disciplina del Servizio sperimentale dei Nidi Domiciliari nelle Marche. Vediamo alcuni aspetti più significativi

Il nuovo servizio prevede la costituzione di una nuova figura professionale: l’operatore/operatrice domiciliare. Per questo servizio sperimentale (l.r 2003 n. 9 art. 2 comma 1 lett. C) la Giunta ha destinato un importo pari a € 1.250.000 per l’erogazione alle famiglie di assegni per l’accesso ai nidi domiciliari, con priorità per quelle con bambini in lista d’attesa sia nei nidi pubblici che privati convenzionati con i Comuni. Per la formazione degli operatori invece sono stati stanziati € 145.418.

Requisiti strutturali. Il servizio si svolge presso l’abitazione dell’operatrice o presso altra abitazione; l’abitazione deve essere completamente a norma (sicurezza fisica, ambientale ed igienica); la superficie minima da assicurare ai bambini è di 5 mq ciascuno e i locali devono essere due: uno per il riposo ed un altro per le attività ludiche; cucina e bagno attrezzati; spazio per gli effetti personali e possibilità di usufruire di spazi esterni messi adeguatamente in sicurezza.

Organizzazione e ricettività. I bambini ospiti non possono superare i 36 mesi. Se vi è un bambino di età inferiore ad un anno, il numero dei bambini complessivamente non può superare il numero di tre. Se tutti superano l’anno di vita allora il numero massimo accoglibile è di 5 bambini. Il servizio va dalle 7 del mattino alle 22 della sera con un minimo di tre ore di attività ed un massimo di nove. Se l’offerta oraria supera le 7 ore l’operatore deve essere affiancato da un altro operatore. L’operatore elabora un progetto educativo del servizio in collaborazione con le famiglie. Il servizio è soggetto all’autorizzazione e all’accreditamento secondo la legge regionale del 2003.

Requisiti soggettivi degli operatori. I titoli che devono possedere le operatrici sono: A) laurea in campo educativo e formativo, dirigente di comunità, maturità magistrale, liceo psico-pedagogico, maturità professionale di assistente per comunità infantili. Inoltre, l’operatrice deve possedere un attestato di frequenza riguardante un corso sull’igiene e la sicurezza degli ambienti, il primo soccorso e la manipolazione degli alimenti. Infine, deve svolgere un tirocinio di 30 ore presso una struttura per la prima infanzia. B) Altri diplomi di scuola media superiore. In questo caso sarà obbligatorio la frequenza di un corso di qualifica di secondo livello con contenuti attinenti al profilo richiesto di 400 ore. Le operatrici devono essere coperti da una polizza assicurativa per infortunio e responsabilità civile.

Quaderni Age: HBSC e i ragazzi dello ‘schiantino’

Il 2012 non è iniziato bene per una ragazzina di 14 anni, soccorsa la notte di San Silvestro dai sanitari del 118, per essere stata trovata in coma etilico nei pressi di un locale da ballo del lungomare di Marina. Per fortuna se l’è cavata bene, ma ci lascia particolarmente preoccupati la diffusione di questo fenomeno che colpisce soprattutto la fascia di età 11-15 anni.

L’indagine internazionale HBSC (Health Behaviour in School-aged Children – Comportamenti collegati alla salute in ragazzi di età scolare) è stata realizzata nelle Marche nel biennio 2009-2010, coinvolgendo anche alcune scuole medie inferiori e superiori della nostra città. Questo studio ha lo scopo di descrivere e comprendere fenomeni e comportamenti correlati alla salute nella popolazione pre-adolescente di 11, 13 e 15 anni, inclusi quelli a rischio, dovuti all’assunzione di sostanze nocive (alcol, fumo, droga).

Per esempio, relativamente al consumo di bevande alcoliche, nei giovani marchigiani si rileva un ‘consumo regolare’ (il consumo di almeno un tipo di bevanda alcolica una volta la settimana) nel 6% dei ragazzi di 11 anni, nel 10% dei ragazzi di 13 anni e nel 28% dei ragazzi di 15 anni.
Questo significa che, secondo i criteri dettati dall’OMS e dall’Istituto Superiore di Sanità, queste singole percentuali corrispondono a bevitori a rischio. Infatti, chi inizia a bere prima dei 15 anni pare che possa sviluppare un’alcoldipendenza in età adulta almeno 4 vote superiore a chi inizia più tardi. Inoltre, circa 1 caso su 5 di intossicazione alcolica acuta, che viene trattato d’urgenza al Pronto Soccorso, riguarda ragazzi di età minore di 14 anni.
Inoltre, sempre secondo i dati dello Studio HBSC a 11 anni il 4% dei ragazzi si è già ubriacato almeno una volta, a 13 anni la % dei ragazzi che si sono ubriacati almeno una volta sale all’8%, a 15 anni la suddetta percentuale sale al 28%!!! (il 72,1% dichiara di non essersi mai ubriacato; il 12,65% dichiara di essersi ubriacato una sola volta; il 10% si è ubriacato dalle 2 alle 3 volte; il 3,1% si è ubriacato dalle 4 alle 10 volte e il 2,1% dichiara di essersi ubriacato più di 10 volte nella vita).

Di fronte a questi numeri crediamo sia doveroso riflettere su quanto si stia facendo per arginare questo fenomeno angosciante. Ad oggi, oltre la famiglia, gli operatori sociali, scolastici e sanitari, sul fronte dell’integrazione e delle sinergie, non è che stiano dando grande prova di sé nel gestire questa emergenza. I nostri ragazzi ci raccontano spesso di come i loro compagni spesso si trovino a vivere queste ubriacature in totale assenza di aiuto, fatta eccezione delle cure del 118 dove devono essere trasportati d’urgenza.

Eppure, vi è un programma suggerito dallo studio citato che porta il nome di UNPLUGGED, che riguarda la prevenzione del consumo di sostanze tramite l’intervento degli insegnanti e che andrebbe attivato in età scolare compresa tra i 12 e i 14 anni.
Tale programma, di cui si sa molto poco, dovrebbe essere realizzato dalla Scuola d’intesa con l’ASUR (dipartimenti per la prevenzione e la dipendenza) e si pone l’obiettivo di:

favorire lo sviluppo e il consolidamento delle competenze interpersonali (‘life skills’);
sviluppare e potenziare le abilità intrapersonali;
correggere le errate convinzioni dei ragazzi sulla diffusione e l’accettazione dell’uso di sostanze psicoattive;
migliorare le conoscenze sui rischi dell’uso di tabacco, alcol e sostanze psicoattive e sviluppare un atteggiamento non favorevole alle sostanze.

Intanto, ma di questo parleremo in un’altra occasione, in quanto tocca l’aspetto repressivo del fenomeno, assistiamo ancora ad un controllo blando sui gestori che continuano a vendere e a preparare drinks a ragazzi ancora privi di ogni buon senso.