Professione Tagesmutter

Professione Tagesmutter COSA SIGNIFICA “TAGESMUTTER”?
 

Il termine “Tagesmutter” proviene dal mondo tedesco e significa “Mamme di giorno”. Tale servizio è da tempo molto diffuso nei paesi del nord Europa. In Italia si è sviluppato con caratteristiche specifiche soprattutto nella Provincia Autonoma di Trento,

 

CHI È LA TAGESMUTTER?

 La Tagesmutter è una persona, adeguatamente formata, che offre educazione e cura a bambini di altri presso il proprio domicilio.


LA TAGESMUTTER LAVORA IN CASA PROPRIA?

La Tagesmutter offre il proprio servizio solitamente in casa propria. Anche laddove il servizio si svolge in ambienti extradomiciliari mantiene i requisiti e l’organizzazione di un servizio domiciliare.


LA TAGESMUTTER LAVORA DA SOLA?
 

La Tagesmutter, pur lavorando in casa propria, è in stabile collegamento con l’Associazione che la sostiene e la supporta nel lavoro. L’Associazione garantisce, nei confronti delle famiglie utenti e dell’Ente pubblico, il mantenimento degli standard qualitativi previsti, sia dal punto di vista ambientale che educativo. Infatti deve fornire idonea documentazione sia relativa agli ambienti in cui si svolge l’attività, che alle persone abilitate a tale compito, nonché al progetto pedagogico ed educativo di riferimento.


COSA OFFRE IL SERVIZIO?
 

 – l’accoglienza e la cura di bambini in un ambiente familiare;

 – una figura di riferimento stabile per il bambino e per la famiglia utente, regolarmente retribuita dall’Organizzazione di riferimento, tramite regolare contratto;

 – l’inserimento del bambino in un piccolo gruppo, favorendo un piccolo contesto di socializzazione e il rispetto dei tempi del bambino;

 – la personalizzazione del servizio nel rispetto delle scelte educative della famiglia;

 – la flessibilità d’orario del servizio, concordato secondo le esigenze della famiglia e dei bimbi accolti;

  – un coinvolgimento della famiglia nella definizione della risposta ai propri bisogni e personalizzazione della risposta;

 – la creazione di una rete a sostegno delle famiglie utenti e delle lavoratrici che le supporta

 – in tutti gli aspetti pedagogici e organizzativi della relazione.

  

QUANTI BAMBINI PUÒ ACCOGLIERE UNA TAGESMUTTER?

 La Tagesmutter può accogliere fino ad un massimo di 5 bambini contemporaneamente, compresi i propri figli se presenti nell’orario di servizio. Tale numero è proporzionato alla dimensione della casa che ospita.

 

QUALI SONO GLI ORARI DEL SERVIZIO?

 Il servizio non ha orari predeterminati. Essi vengono concordati all’avvio del servizio tenendo conto delle esigenze della famiglia utente e delle disponibilità della Tagesmutter. Gli accordi vengono formalizzati in un contratto di servizio che garantisce entrambe le parti, definendo impegni e responsabilità.


 QUALI GARANZIE OFFRE?

 – operatrici professionalmente formate e costantemente aggiornate;

  – monitoraggio costante del mantenimento degli standard qualitativi previsti riguardanti la casa e il lavoro delle singole Tagesmutter;

 – disponibilità di un coordinatore a disposizione delle operatrici e delle famiglie utenti;

 – costante verifica delle norme igenico-sanitarie ambientali e della sicurezza delle case in cui si sv
svolge il servizio;

 – trasparenza e condivisione delle regole del servizio;

  – massima flessibilità del servizio rispetto alle richieste delle famiglie utenti.

 

 IL VALORE DELLA CASA

 – la casa è il luogo denso di relazioni e significati in cui si svolge la quotidianità secondo modalità che implicano espressioni affettive, che regolano tempi e spazi della convivenza;

 – è lo spazio familiare in cui il mondo dei bambini e quello dei “grandi” si incontrano;

 – è il luogo in cui sentirsi protetti e, per questo, in cui poter “osare” nuove avventure;

 – è il luogo in cui apprendere le regole sociali in un contesto affettivamente rassicurante;

 – è un ambito in cui anche le famiglie crescono e si incontrano, mutuando modalità e metodologie educative adeguate;

 – è il luogo in cui i saperi educativi si traducono in comportamenti quotidiani

AGE STAMPA

Marzo-Aprile 2011.AGE STAMPA

Sommario

L’esperienza Family alla Fiera dell’Artigianato

LI quattro giorni vissuti alla Fiera dell’artigianato artistico meritano alcune considerazioni sul ruolo educativo, evocativo e di valorizzazione delle produzioni presenti nel nostro stand.

Alla Fiera quest’anno si trovavano sostanzialmente due tipi di espositori. Gli artigiani che rappresentavano se stessi, esponendo il meglio delle loro produzioni locali, regionali ed extraregionali e quelli che invece, mettendo in risalto i loro prodotti o realizzandoli al momento con la collaborazione dei presenti (laboratori), erano aggregati in stand più grandi. L’ipotesi di partenza del nostro gruppo era oltre a far conoscere ed apprezzare le proprie abilità artigianali attraverso la carta, il legno, la plastilina o la resina, vi era quella di mostrare manufatti di autori assolutamente sconosciuti (Staffolani, Mengoni, Marziano, Calcinaro) o molto conosciuti ma quasi introvabili (Pigna). La seconda scommessa era quella di interessare e coinvolgere una tipologia di visitatori di età compresa tra i 3 e i 13 anni con performances di animazione della carta (cd “Forbicicchi” che consistono nella realizzazione in diretta di animali colorati saltellanti e terrificanti utilizzando semplicemente il cartoncino bristol tagliato a strisce e sagomato) o sessioni di acquarello su tavolette di legno su cui erano riportate le immagini di personaggi fiabeschi disegnati con la china. Il clima festoso e allegro che si è creato fino a tarda ora ha naturalmente coinvolti i genitori di questi bambini che fino all’ultimo hanno voluto portar via qualcosa di “cotto” all’istante. Infine, anche i nostri figli, trascinati dall’entusiasmo, si sono adoperati, tra una serata e l’altra, in copiose produzioni di origami e di animali di carta da poter vendere a prezzi decisamente invitanti. Ma gli affari per gli adulti?

Ebbene, tra uno scudo ed una spada di legno decorati al momento, tra un cavalluccio di legno o un libricino fatto a mano e una macchinetta di cartapesta che rievocavano tanti ricordi infantili, molti genitori hanno ritenuto che valesse la pena spendere qualche euro per portare a casa il ricordo di una bella serata. Chiudiamo la nostra riflessione con un aneddoto emblematico. Un genitore, particolarmente colpito da quanto il figlio fosse rimasto attratto dall’acquarellare un disegno, ci ha manifestato una certa preoccupazione riguardo alla sua incapacità di distogliere suo figlio dai giochi elettronici e farlo interessare a giochi manuali decisamente più creativi. Alla fine siamo arrivati alla conclusione che spesso non è il tempo che manca a noi adulti o l’incapacità di trasmettere manualità e creatività ma quello di pensare di aver delegato tutti i saperi alla scuola e di aver dimenticato di essere cresciuti tra semplici balocchi costruiti con materiali di fortuna. Quindi, noi ci auguriamo di aver trasmesso, grazie alla semplicità dei materiali e degli strumenti di lavoro, e all’onda emotiva creata dai ricordi, una qualche possibilità di divertirsi ancora con l’ingegno.

Fiera dell’Artigianato Artistico: AGE e lo studio Zelig


Fiera dell’Artigianato Artistico: AGE e lo studio Zelig Quello che non vi aspettate lo troverete presso lo stand di Alberto ed Enea alla Fiera dell’Artigianato Artistico dal 6 al 10 luglio, dalle 18,00 alle 24,00, sul prato della Rocca di Senigallia (sotto le scalette della piazza – lato EXPO).

Isabel ed Enea dello studio Zelig espongono i frutti del laboratorio di rilegatura artistica, giocattoli in cartapesta e manufatti realizzati in collaborazione con gli utenti disabili dello studio dalle straordinarie capacità manuali. Saranno esposti alcuni complementi di arredo in cartone ondulato di Kubedesign, i quaderni floreali in carta riciclata della Pigna, le caricature di Marco Calcinaro su carta Fabriano, i puzzle d’arte, le chine su legno di Marziano, le pregiate carte da lettera e tante altre piccole cose di valore ecologico ed ambientale.

Inoltre, Ivana da Corridonia, nel pomeriggio di sabato realizzerà soggetti in alto e bassorilievo in plastilina, quindi in gesso o resina, per creare stampi per l'argenteria o semplici pannelli decorativi. Tutte le sere per la gioia di grandi e piccini i “Forbicicchi” di Enea, simpatici piccoli animali realizzati con strisce di cartoncino colorato. Sabato pomeriggio, inoltre, “Un foglio di carta animato” performance animata di figure realizzate con la carta. Se non trovate quello che cercate, ditecelo, l’anno prossimo lo troverete.

Un’idea sussidiaria per la conciliazione e l’occupazione femminile


di Emmanuele Massagli

 In Italia è occupata meno di una donna su due. È un dato preoccupante: sono ben 12 i punti di occupazione femminile che separano il nostro Paese dall’Europa. È vero che le donne sono una delle categorie che meno ha risentito della recente crisi economica, ma anche questo dato nasconde la strutturale distanza dal mercato del lavoro. Contestualmente alla perdita del lavoro dei mariti, molte donne, prima inoccupate, hanno deciso di coinvolgersi in un rapporto di lavoro (è “lavoro” a tutti gli effetti anche quello in casa, ma non certamente “rapporto di lavoro”) e questo ha permesso alle statistiche di registrare negli ultimi tre anni una buona tenuta del tasso di occupazione e un innalzamento del tasso di attività.

Si tratta comunque di una scelta di necessità più che l’avvio di un processo culturalmente ed istituzionalmente sostenuto. Non a caso Governo e parti sociali hanno sentito l’esigenza, qualche giorno prima della festa della donna, di sottoscrivere unitariamente delle linee guida a sostegno delle politiche di conciliazione tra famiglia e lavoro (in Boll. spec. Adapt, 8 marzo 2011, n. 11). L’intesa ha il merito di elencare una nutrita rassegna di buone pratiche che possono diventare un “menù” al quale imprese e sindacati possono attingere perché siano contrattualmente garantite soluzioni di conciliazione. Niente di inedito, ma finalmente una raccolta completa e, soprattutto, riconosciuta dalle parti, delle misure efficacemente messe in campo nelle diverse realtà aziendali. Banca delle ore, tempo parziale, orari di lavoro concentrati, telelavoro, welfare aziendale, formazione per i rientri dalla maternità, congedi parentali ecc. Si tratta di soluzioni che vanno incontro alle necessità della lavoratrice madre, soprattutto per quanto concerne il tempo da dedicare ai figli. Accanto agli espedienti più tradizionali sta prendendo sempre più piede in Italia un’esperienza che gode già di discreto successo all’estero, dove è sostenuta dalle realtà pubbliche locali. Si tratta del fenomeno delle Tagesmutter, una particolare tipologia di nido familiare. Questo modello, che laddove è presente riscontra un crescente successo e una veloce diffusione nonostante la poca nitidezza del quadro normativo italiano, ruota attorno ad alcuni capisaldi che in questo bollettino sono analizzati nel dettaglio. La centralità della casa come ambiente di vita e lavoro dell’educatrice. Il rapporto personale tra bambino, famiglia e Tagesmutter. Il coordinamento delle educatrici per il tramite di enti che garantiscono il supporto burocratico e di psicologi e pedagogisti. La vicinanza territoriale al bisogno.
In questa sede è però ancor più interessante sottolineare alcune particolarità di questo istituto connesse alla promozione dell’occupazione femminile.

La flessibilità degli orari che una Tagesmutter può garantire alla lavoratrice madre non è paragonabile a quanto avviene nei servizi “standard” come gli asili nido. I momenti nei quali si usufruisce dell’educatrice sono decisi dalla famiglia nel rapporto con l’educatrice stessa, senza nessun vincolo esterno (chiusura degli edifici, orario di lavoro delle insegnanti, normativa scolastica ecc.), neanche per quanto concerne il minimo di ore di utilizzo del servizio. Così può capitare che alcune madri chiedano alle insegnanti di lasciare il proprio figlio alle 7 di mattina, mentre altre iscrivano il proprio solo per un paio di ore al giorno, magari per fare “rifiatare” la nonna, impegnata col piccolo nel resto della giornata (il welfare familiare è ancora il primo facilitatore di conciliazione in Italia, sebbene in vertiginosa diminuzione). È evidente che l’estrema flessibilità di ingresso ed uscita “libera” la madre dalla richiesta di permessi di lavoro o dalla scelta necessaria di un’organizzazione part-time. In un certo senso è più facile che l’assistenza del figlio si adatti ai vincoli lavorativi dei genitori che il contrario (come può avvenire in alcuni asili nidi, con la giornata scandita indipendentemente dagli impegni dei genitori). La Tagesmutter è perciò esperienza assolutamente favorevole alla conciliazione tra famiglia e lavoro.

In secondo luogo non va sottovalutata la possibilità, in un contesto di questo genere, di autoimprenditorialità per la donna (anche e soprattutto la “casalinga”). Le educatrici domiciliari sono socie dell’ente che eroga il servizio e passano da una situazione potenzialmente improduttiva a una possibilità di lavoro e di reddito. Diventano una risorsa per tutta la comunità locale. Non solo: la diffusione di questo istituto contribuisce anche a fare emergere quel consistente “nero” che interessa i servizi di cura domiciliare ai bambini (le baby sitter). Quindi, se una donna ha modo di lavorare più serenamente, senza costringere il proprio desiderio di natalità, un’altra ha l’occasione per auto-impiegarsi e conseguire un reddito prima assente. Dal punto di vista statistico: da zero a due occupate, con lo stesso strumento. Risolvendo tra l’altro anche un problema pubblico: è davvero esiguo il numero di posti disponibili negli asili pubblici a fronte di una domanda almeno doppia sul territorio nazionale.

 Ovviamente le potenzialità delle Tagesmutter non sono al riparo da ostacoli che nei prossimi anni potranno frapporsi al loro sviluppo. In primis, probabilmente, l’inquadramento professionale dell’educatrice. Questa, se da una parte è ampliamente formata dagli enti che organizzano il servizio, dall’altra è vero che svolge un mestiere in concorrenza con quello degli asili nido, senza però possedere le competenze richieste all’educatrice di nido. In secondo luogo va chiarita la posizione dell’attore pubblico (il decisore regionale per quanto concerne gli aspetti normativi, quello comunale a riguardo del sostegno e della diffusione) di fronte alle Tagesmutter. Attualmente le opinioni sono diverse sul territorio nazionale, sebbene ormai quasi nessuno neghi le potenzialità positive.

Si tratta, in definitiva, di un servizio effettivamente sussidiario (la scelta dell’educatrice è lasciata alle famiglie) che permette di soddisfare un bisogno effettivo (gli asili nido) che lo Stato non riesce a coprire e permette maggiore conciliazione per la donna che lavora e una possibilità di impiego per chi è a casa o sta cercando un’occupazione che gli permetta il contatto con i propri figli. Chissà che non diventi un’idea per le parti sociali, che in questi mesi stanno riflettendo sulle soluzioni da adottare proprio per sostenere politiche aziendali di conciliazione.

La Tagesmutter è una professione?

La Tagesmutter è una professione? Da quello che si sente discutere sui tavoli istituzionali, regionali in primis, sembrerebbe di sì, ma noi non siamo del tutto d’accordo.

La Regione, sui servizi per l’infanzia, nel 2003 ben evidenziò i requisiti strutturali degli ambienti ove i bambini erano accolti, l’organizzazione delle varie tipologie di servizio (nidi, centri per l’infanzia, spazi bambini, ecc) nonché i requisiti professionali che doveva possedere il personale (educatori, coordinatori, addetti), ma è decisamente in ritardo in tema di servizi e nuove figure più rispondenti a requisiti di territorialità e flessibilità. Immaginiamo quanti legittimamente vorranno e dovranno esprimersi per capire questo nuovo servizio e sforzarsi di disegnare un nuovo profilo di educatore che debba somigliare a quelli già esistenti, senza però fare inizialmente una riflessione: perché nasce questo servizio e chi sono soprattutto le ‘mamme di giorno’. Il gap esistente, e aggravato dalla perdurante crisi economica, tra tasso di occupazione femminile, tasso di natalità e la quantità (qualità) dei servizi di conciliazione tra lavoro e famiglia, ci inducono ad escogitare strategie di differenziazione ed ampliamento dell’offerta di servizi per l’infanzia con alta flessibilità.

Tra l’altro, le rilevazioni ISTAT 2008/2009 attestano che le regioni italiane con un alto grado di diffusione di servizi per l’infanzia sono quelle anche con un più alto tasso di occupazione femminile. Nelle Marche il tasso di occupazione femminile nel 2009 è pari al 55,4% superiore rispetto alla media nazionale che si attesta al 46,4%. Relativamente all’offerta dei servizi, nel territorio marchigiano il dato regionale è abbastanza diversificato (AP e MC 6,8% e AN e PU oltre il 12%) ma comunque inferiore al 33% previsto dal Trattato di Lisbona. Quindi, si evince che la quota di domanda insoddisfatta è ancora alta e la richiesta di implementare i servizi e le azioni positive di conciliazione tra i tempi di vita e lavoro comincia ad essere sempre più insistente. In base alle esperienze in corso di alcune regioni italiane, abbiamo appurato che la Tagesmutter innanzitutto è una Mamma, di scolarità media (diploma), adeguatamente formata, che offre educazione e cura a bambini di altri, presso il proprio domicilio, dai primi mesi in su, con stabile collegamento con l’Associazione o Cooperativa che la sostiene e la supporta nel lavoro.

L’Associazione garantisce, nei confronti delle famiglie utenti e dell’Ente pubblico, il mantenimento degli standard qualitativi previsti, sia dal punto di vista ambientale che educativo. Infatti, fornisce idonea documentazione sia relativa agli ambienti in cui si svolge l’attività, che alle persone abilitate a tale compito, nonché al progetto pedagogico ed educativo di riferimento. La mamma può accogliere fino ad un massimo di 5 bambini contemporaneamente, compresi i propri figli se presenti nell’orario di servizio. Tale numero è proporzionato alla dimensione della casa che ospita. Il servizio, invece, comporta: l’accoglienza e la cura di bambini in un ambiente familiare; una figura di riferimento stabile per il bambino e per la famiglia utente; regolarmente retribuita dall’Associazione di riferimento, tramite regolare contratto; l’inserimento del bambino in un piccolo gruppo, favorendo un piccolo contesto di socializzazione e il rispetto dei tempi del bambino; la personalizzazione del servizio nel rispetto delle scelte educative della famiglia; la flessibilità d’orario del servizio, concordato secondo le esigenze della famiglia e dei bimbi accolti; un coinvolgimento della famiglia nella definizione della risposta ai propri bisogni e personalizzazione della risposta; la creazione di una rete a sostegno delle famiglie utenti e delle lavoratrici che le supporta in tutti gli aspetti pedagogici e organizzativi della relazione. Il servizio non ha orari predeterminati.

Essi vengono concordati all’avvio del servizio tenendo conto delle esigenze della famiglia utente e delle disponibilità della Tagesmutter. Gli accordi vengono formalizzati in un contratto di servizio che garantisce entrambe le parti, definendo impegni e responsabilità. Il servizio, inoltre, come garanzie, offre: mamme adeguatamente formate e costantemente aggiornate; monitoraggio costante del mantenimento degli standard qualitativi previsti riguardanti la casa e il lavoro delle singole Tagesmutter; disponibilità di un coordinatore a disposizione delle operatrici e delle famiglie utenti; costante verifica delle norme igenico-sanitarie ambientali e della sicurezza delle case in cui si svolge il servizio; trasparenza e condivisione delle regole del servizio; massima flessibilità del servizio rispetto alle richieste delle famiglie utenti. Infine, un discorso a parte va fatto a proposito del contesto, ossia, della casa in cui vengono ospitati i bambini.

La casa è il luogo denso di relazioni e significati in cui si svolge la quotidianità secondo modalità che implicano espressioni affettive, che regolano tempi e spazi della convivenza; è lo spazio familiare in cui il mondo dei bambini e quello dei “grandi” si incontrano; è il luogo in cui sentirsi protetti e, per questo, in cui poter “osare” nuove avventure; è il luogo in cui apprendere le regole sociali in un contesto affettivamente rassicurante; è un ambito in cui anche le famiglie crescono e si incontrano, mutuando modalità e metodologie educative adeguate; è il luogo in cui i saperi educativi si traducono in comportamenti quotidiani.

‘Tagesmutter Senigallia’, una risorsa innovativa per tutta la comunità


Dalle Istituzioni regionali finalmente qualcosa si muove. L’Assessorato alle Pari Opportunità ha infatti proprio in questi giorni reso disponibili circa un milione di euro per il potenziamento dei servizi per la prima infanzia, tra cui quello delle “Tagesmutter” (Mamme di giorno).

L’Associazione Genitori è da più di un anno che lavora su un progetto da realizzare localmente, in quanto sostiene che la percentuale del 33% di copertura dei servizi per l'infanzia 3-36 mesi a Senigallia, benché rispettabile, non sia nel breve destinata a crescere più di tanto. Pertanto, ci siamo chiesti come sia possibile rispondere alla richiesta di quelle famiglie che per una serie di motivi non riescano ad entrare nelle strutture esistenti e quindi costrette ad ‘arrangiarsi'. La nostra riflessione si è posizionata, quindi, sulla rete parentale e su quella delle conoscenze familiari che spesso sostengono le famiglie quando i servizi non esistono o non sono ancora sufficienti. Una giovane nonna o una zia, un’amica inoccupata che non ha più figli piccoli da accudire, una conoscente che sbarca il lunario facendo la baby-sitter sono alcuni casi da prendere in considerazione per lo sviluppo di una rete di servizi complementari a quelli già esistenti altrettanto qualificata. La nostra ricerca si è focalizzata, quindi, su esperienze straniere (Tagesmutter tedesca) e di alcune italiane come Trento e Roma dove sono state realizzati micro-nidi domiciliari con la presenza di almeno cinque bambini gestiti da una mamma che oltre a guardare il suo bambino si preoccupa di accudire anche di quelli di altre famiglie. Tuttavia, per partire bene bisogna verificare almeno due cose.

La prima è quella di sapere se vi sono alcune mamme che sono interessate ad un’occupazione che concili lavoro e famiglia; la seconda, è quella di verificare se vi sono mamme che, nella ricerca di strutture e personale qualificato, a cui affidare il proprio bambino, cerchino altre mamme preparate a gestire anche altri bambini in un ambiente domestico, in sostituzione e/o in aggiunta ai servizi attualmente erogati dalle strutture pubblico/private. E questo sarà il lavoro dei prossimi mesi, perché solo con l’ausilio di due questionari, uno rivolto alla potenziale utenza e l’altro indirizzato a quelle mamme realmente interessate a formarsi ed effettuare un servizio di forte utilità sociale, potremo sapere se questo servizio sarà realmente richiesto ed offerto. Il risultato di questa indagine conoscitiva sarà riportato nel corso del primo Seminario sull’argomento che avverrà a meta settembre, in seguito al quale, e ce lo auguriamo, faremo partire la prima formazione per Tagesmutter a Senigallia con l’inaugurazione dei primi nuclei di “Mamme di giorno” per la fine dell’anno. Per avere più informazioni sulle Tagesmutter o su quanto si va realizzando a Senigallia scrivere all’indirizzo agesenigallia@gmail.com .

Sballo, scimpanzè e buone pratiche di genitorialità a Senigallia


20091228-bevande-alcol-minoriLa lodevole iniziativa, intrapresa dal Dipartimento Dipendenze Patologiche dell’ASUR 4 di Senigallia, in collaborazione con le Associazioni “Primavera” e “Camminiamo insieme”, coinvolge tutti coloro che sentono il bisogno di informarsi e di confrontarsi sulle tematiche relative al disagio giovanile.

La risposta delle istituzioni e dell’associazionismo sul fronte della prevenzione sia per quanto riguarda i giovani stessi che le loro famiglie, in termini di progetti ed iniziative, in città, comincia a farsi sentire. Ma, mentre il coinvolgimento dei primi sembra più facile da realizzare, quella dei genitori comporta veramente tanta fatica.
Ma perché?
Di seguito riporto una lettera, che di tanto in tanto tiro fuori, e che ho ricevuto qualche mese fa da un genitore che mi spiegava quali fossero i motivi che lo ‘bloccano’ a chiedere qualsiasi genere di aiuto.

…oggi possiamo vivere un’avventura alla quale non siamo stati preparati. Non sappiamo, infatti, come cavarcela con un figlio di 16 anni che abbiamo scoperto mentre tira una sigaretta o uno spinello. Rimaniamo di sasso quando abbiamo trovato nella sua camera un dvd a luci rosse o una rivista pornografica. Non sappiamo come richiamarlo all’ordine quando si ritira a casa sempre più tardi, compreso il sabato notte mezzo ubriaco. Cadiamo nella disperazione se ci chiamano per dirci che nostro figlio ha lanciato un sasso sull’autostrada per motivi che non sappiamo spiegarci. Cosa è successo? Non abbiamo saputo insegnargli niente per meritarci questi dispiaceri?

In effetti, il modello che ho avuto in mente è sempre stato quello dei miei genitori che comandavano, esigevano ed io ubbidivo. Ma erano altri tempi. Oggi come faccio? Mi è difficile capire quale papà devo essere per affrontare le circostanze che ho appena descritto e, comunque, quando e se succederà la colpa sarà sempre e solo mia perché non ho saputo educare il mio ragazzo. La vergogna e l’imbarazzo mi bloccano, per orgoglio e dignità non riesco a chiedere aiuto a nessuno, rimango isolato e impotente.

Ho avuto modo di partecipare a qualche incontro sulla genitorialità, organizzato dalla Scuola o dal Comune, ma ho trovato solo consigli “esperti” che mi dicevano cosa dovevo o non dovevo fare. Dall’altra parte, ho trovato solo Enti o Associazioni che si prendono cura di quei poveri e sfortunati genitori che si ritrovano con dei figli tossicodipendenti o alcolizzati.

Ma di quei genitori che non hanno ancora un “problema”, chi se ne preoccupa? Di quei genitori che vogliono semplicemente dialogare e confrontarsi su quello che succede nella loro famiglia prima che scoppi la disperazione?

In effetti, i sintomi di un disagio li percepisco in casa direttamente o me li comunica la scuola quando il rendimento si abbassa o crolla. Non so se è già troppo tardi e quindi devo aspettarmi il peggio o, a denti stretti, devo aspettare solo che passi trattandosi di una crisi passeggera, tipica dell’età adolescenziale.

Ho provato a parlarne con il mio parroco e lui mi ha risposto che devo confidare in Dio, ho provato a parlarne con altri genitori che normalmente mi rispondono che loro il problema per ora non lo vedono e quindi tutto è sotto controllo (beati loro!); ho provato, infine, a consultarmi con uno psicologo che mi ha proposto una psico-terapia familiare ovviamente a pagamento.

Io sono certo che la mia condizione di “genitore abbandonato” la vivono in tanti ma nessuno, con coraggio, riesce a dirlo apertamente”.

Ecco, io spero che questa testimonianza forte possa aiutare tanti genitori ad aiutare se stessi in questo difficile passaggio della vita dei loro figli, cogliendo l’occasione per partecipare a questo importante intervento sulla prevenzione al disagio.

Il prossimo incontro avrà come titolo: “Significato e conseguenze dell’alcol negli adolescenti” ed avrà luogo mercoledì 16 marzo, ore 18, presso la Sala Comunale Ex Ostello, in via Marchetti 73.